PIERANDREA FANIGLIULO 28-08-2018
Guardare oltre il risultato non è necessariamente un’azine tesa a cercare il lato positivo in una sconfitta(pardòn pareggio). La partita pareggiata a Benevento, al di là di un risultato eclatante ancor più nel modo in cui è maturato, un paio di cosette le ha dette: la prima è che il Lecce è il Lecce; anche se questo campionato lo farà da “matricola”, solo sulla carta, prima di essere considerata una vittima sacrificale, non si deve dimenticare che è una squadra con tanti campionati di B e di A alle spalle, negati negli ultimi anni non per demeriti sportivi ma per altre vicende che è inutile ricordare oggi. L’aspetto più importante è che se si gioca a calcio, in maniera propositiva, palla a terra e con intelligenza tattica si può vincere contro chiunque.Non siamo d’accordo sul fatto che il Benevento abbia una formazione stellare, sicuramente ha allestito una squadra molto costosa sulla carta, composta da elementi avanti con l’età che hanno fatto tanti campionati di serie A; hanno fatto, appunto. Il Lecce ha costruito una squadra con altra identità, non per questo spendendo di meno, puntando su calciatori di buona esperienza nella serie cadetta ma allo stesso tempo giovani, freschi e che hanno fame.È vero che questo è solo calcio di agosto ma è altrettanto lampante che l’attitudine di una formazione la si nota anche sulla spiaggia. Ebbene il Lecce è stato costruito ed ha nelle corde la capacità di giocare a calcio, palla a terra, di prima e con continui inserimenti. Ha la capacità di pressare alto, di aggredire singolarmente e nello stesso tempo non concedere la profondità agli avversari.Il Lecce a Benevento ha dominato ed avrebbe stravinto se non si fosse, appunto, ad Agosto. I muscoli cedono, l’affiatamento si perde e la lucidità viene meno. Per 70 minuti abbiamo visto una squadra che ha fatto ciò che ha voluto, fuori casa, nella tana di una formazione accreditata alla vittoria finale.