Damiana Patrimia 26/04/2019
La cattedrale idruntina venne costruita nel 1080 dal normanno
Ruggero Borsa, Duca di Puglia, nell’area di templi più antichi
di cui sono accertate le testimonianze archeologiche.
All’epoca era vescovo di Otranto Gugliemo I, che vide il
compimento del tempio romanico che fu solennemente
consacrato il 30 luglio 1088.
La fabbrica palesa ancora gli aspetti salienti del romanico
salentino per la fusione di elementi artistico-architettonici
che hanno fecondato l’arte normanna con altri elementi di
derivazione classica, araba e bizantina. Il tempio, dall’ampia
facciata monocuspidale, coronata da arcatelle, ha perduto
l’originario ingresso con protiro ed un rosone barocco
ha sostituito l’oculo. Sempre sul prospetto,una per lato,
appaiono due monofore del XII secolo e a destra, si attacca
la sede vescovile, che fu poi anche Seminario, notevolmente
trasformato nel tempo.
Dopo l’eccidio del 1480 ad opera dei Turchi, essendo il
prospetto in gran parte rovinato, fu ricostruito più o meno
con l’originaria impostazione dall’arcivescovo Serafino
da Squillace, e fu allora che si dotò del magnifico rosone a
raggiera, di gusto gotico-arabo; indi nel 1674 venne realizzato
il portale barocco sormontato dallo stemma del vescovo
Gabriele Adarzo de Santander.
Quanti interventi, quanti restauri, quanti danni ha subito questa
cattedrale, i cui affreschi medievali vennero totalmente distrutti
dai Turchi, notoriamente iconoclasti e costoro risparmiarono
soltanto alcune immagini che ancora si vedono nella cripta;
coi loro cavalli ridussero a stalla il tempio, il cui mosaico
pavimentale fu notevolmente danneggiato e poi restaurato più
volte sino ai nostri giorni.
L’arcivescovo Francesco Maria de Aste nel 1698 privò la
chiesa dell’iconostasi che limitava il presbiterio e sostituì
l’originario tetto a capriate della navata centrale con l’artistico
soffitto a lacunari lignei.
Lo stesso de Aste fece stuccare le pareti interne e donò un
prezioso paliotto d’argento raffigurante la Vergine Annunziata,
a cui è dedicata la cattedrale idruntina. Mons. Michele Orsi,
succeduto al de Aste, ridusse il tempio in stile barocco
coprendolo di stucchi anche all’esterno e, poi fece realizzare
con marmi policromi il maggiore altare.
Forse alla prima metà del XVII secolo risale l’asportazione
dell’antico fonte battesimale, di struttura ottagonale riccamente
scolpita, che attualmente fa da vera ad una cisterna nell’atrio
del contiguo Seminario.
La cattedrale, di impianto basilicale, si compone di tre lunghe
navate, scompartite da dieci grandi archi a tutto sesto sorretti
da quattordici colonne di granito levigato e sormontate da
capitelli polistili. Misura in lunghezza, fino all’abside, m. 51
ed è larga m. 24,24.
Volgendo lo sguardo in alto ci si accorgerà che il soffitto
della nave centrale è più alto di quelli delle navi laterali e,
contemporaneamente, si noteranno le luminose finestre della
navata maggiore corrispondenti agli intercolumni sottostanti,
e quelle a feritoia con luce esterna minore di quella interna.